itsu mo arigatou
Itsu mo arigatou parla di uno spazio minimo, circoscritto, fatto di percorsi e traiettorie comuni. I tempi e gli spazi del quotidiano, le quattro mura di casa, i tragitti ripetuti. Una piccola topografia che lascia dietro di sé le tracce di un'esistenza. Il libro è in forma di diario, un diario privato fatto di immagini e parole che, giungendo a noi, diventa collettivo. I tre ruoli di padre, marito e uomo che Luigi Stranieri mette in luce, pagina dopo pagina, fanno affiorare un conflitto antico: Itsu mo arigatou è a tutti gli effetti l'incontro di presente e passato, la coscienza di un ordine sociale immutabile che si scontra con una società in perpetuo mutamento.
Il titolo si riferisce a un'espressione giapponese e significa “grazie sempre”, locuzione che Stranieri identifica come traccia rara di autentica umanità in una società spesso conformista e superficiale, dove buone maniere e costumi sono predominanti. Il Giappone è infatti la cornice del racconto, luogo esotico e familiare allo stesso tempo. La sensazione di trovarsi di fronte a qualcosa di quotidiano eppure straordinario, diventa qui il paradosso che permette una profonda immersione e identificazione.
Silvia Bigi